Recensione “VERTIGINE DELLA DIPENDENZA” di Sarhou-Lajus

Cosa è la dipendenza e quali effetti ha sul mondo?

 

Dipendenze vertiginose, ecco di cosa tratta questo libro. Ma se ho compreso bene i vari aspetti della
narrazione, le dipendenze non sono tutte alienanti o patogene: possono dimostrare che per vivere abbiamo
bisogno degli altri e di un determinato ambiente.
Questo libro, che, a parer mio, si conquista sul mio podio un bel 5 stelle su 5, mette luce sul punto
focale delle nostre vite: nessuno di noi è indipendente, dipendiamo tutti da qualcosa o da qualcuno; al
massimo possiamo ritenerci autonomi, seppur con qualche variabile. Ma cosa è la dipendenza? La
dipendenza è il segno di una passività che rende impossibile l’esercizio della libertà interiore. La dipendenza
dona la sensazione di essere tenuti e sostenuti da qualcosa. Ogni “addiction” (traduzione più comune di -dipendenza-) ha le sue caratteristiche, ma esistono punti comuni a tutte le dipendenze che appaiono come
disturbi del desiderio e della mancanza. I desideri e le mancanze si mescolano tra di loro: la sete, la fame…
Di tutti questi primi desideri, al soggetto dipendente non resta che la manifestazione di una mancanza
lancinante che prende forme differenti: mancanza d’amore, mancanza di riconoscimento, mancanza di
denaro, mancanza di libertà, ecc. La domanda e il desiderio risultano così infiniti, quindi la risposta non
corrisponderà mai. Cosa è la vertiginosa caduta? La sostanza tossica non consola tale mancanza, non dà
nessuna consolazione, prende atto del vuoto, del buco nell’essere.
A questo punto pare ovvio che il soggetto “addicted” sembra fallire nell’elaborazione del lutto, perché la
perdita dell’oggetto amato lo ossessiona; rimane, quindi, fissato nella perdita, che influisce su tutte le sue
altre relazioni. Ma la dipendenza è una situazione patologica? Sì e no. La dipendenza non è una situazione
patologica in sé stessa; definisce l’immaturità fisica e psichica del bambino come il marchio del bisogno
dell’altro per la sua sopravvivenza e per il suo sviluppo. Ma la dipendenza diventa fonte di patologie quando
rende impossibile l’elaborazione dei processi di separazione e di perdita.
Esistono numerosi tipi di dipendenze, come quelle da sostanze tossiche o dipendenze da altri, come la
dipendenza affettiva. Le “addiction” fanno parte di quelle che possono essere chiamate le “condotte a
rischio”, che affrontano il rischio assoluto che è la perdita della vita. Il rischio esiste solo se il soggetto tiene
alla sua vita abbastanza da comprendere di perderla. Con questo intendiamo la “vertigine” di mettere in
pericolo sé stessi. Ma qui subentra la depressione: quando il desiderio in noi si spegne o quando non vi
abbiamo più accesso, stiamo morendo e più nulla ci attira. La prima vertigine si prova davanti al rischio di
perdere la propria vita. Il soggetto addicted può sopravvivere solo avviando un processo di autodistruzione,
attraverso il quale si sente vivo. Si abbandona a un’illusione di potenza e di controllo, assoggettandosi alla
sostanza tossica. Ma l’addiction comporta una perdita di investimento nella vita affettiva; anche le
persone amate non sono più di alcun aiuto. L’addiction, quindi, agisce come un vero e proprio pharmakon,
nel senso che Platone attribuisce al termine nel Fedro, veleno e rimedio allo stesso tempo. La dipendenza, in
conclusione, risulta come un modo di farsi del male per provare meno male, perché sì, l’addiction fa soffrire,
ma permette di circoscrivere una sofferenza esistenziale più vasta.

BIBLIOGRAFIA
Sarthou-Lajus, N. (2023). Vertigine della dipendenza.

 

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