Il primo weekend di ottobre, come ogni primo weekend di ottobre che si rispetti da diversi anni ormai,
Ferrara è stata il palcoscenico del festival di Internazionale, durante il quale sono stati organizzati
incontri e interviste di vario tipo, oltre che la presentazione di Mondovisioni, la rassegna di
documentari che nel 2026 potremo vedere in alcuni cinema aderenti in tutta Italia – a tal proposito,
per Torino bisognerà tener d’occhio la programmazione del cinema Massimo. Tra gli innumerevoli
eventi a cui ho partecipato, passando da tematiche di guerra e oppressione a dibattiti femministi, ce
n’è stato uno che ha attirato la mia attenzione con una forza ineguagliabile, e mi ha poi lasciato
l’amaro in bocca per giorni e giorni, incredula e piena di domande. Beatrice Petrella, giornalista
investigativa, ha accolto la pletora di ragazze e ragazzi, adulte e adulti venuti ad ascoltarla, facendo
partire degli stralci del podcast da lei registrato e incentrato sul mondo incel in Italia. Nella fattispecie,
ha raccontato di essersi finta uomo creando un account fake su alcuni gruppi social, con l’obiettivo
d’infiltrarsi laddove vigono misoginia, vittimismo, suprematismo bianco e si portano avanti pratiche
quali stupri virtuali e condivisione di materiale non consensuale. Partendo dalla definizione, sono
incel i cosiddetti “celibi involontari”, che credono che tutta la politica attuale vada a favorire le donne
lasciando indietro gli uomini e ritengono che la loro infelicità sia dovuta alle donne che li rifiutano,
privandoli del diritto al sesso, l’unica cosa che li renderebbe davvero felici. In quanto diritto, esso
dovrebbe essere loro garantito, e certo non negato. Personalità di questo tipo, di solito accomunate
dal non ritenersi belli e dall’essere più bassi di quegli 1.90 che, secondo loro, farebbero la differenza
– e, a tal proposito, parlano dell’operazione per l’allungamento degli arti come se si trattasse di
un’operazione estetica, del rifacimento del naso, tipo – sostengono che le “tr*ie” di cui è fatto il
mondo non meritano di vederli sudare per avere un bel fisico, e quindi non sono disposti ad andare
in palestra. Al contempo, ritengono di essere gli uomini ideali, i soli che le donne dovrebbero degnare
di uno sguardo, più di quei “tamarri” alti e belli che vanno in giro atteggiandosi senza sforzo. La loro
forza sta nei gruppi virtuali, sui quali comunicano attraverso un linguaggio tutto loro – probabilmente
avrete sentito parole come “chad”, “redpill”, “blackpill”, per dirne alcune – e sui quali si danno dei
voti sull’aspetto fisico, tirandosi sempre più giù a vicenda e così mostrando di essere superiori a certe
dinamiche sociali. Da quel che Petrella ha scoperto, gli incel si rifanno alla figura del “gentiluomo
supremo” Elliot Rodger, artefice del massacro di Isla Vista del 23 maggio 2014. Il ragazzo, di appena
ventidue anni, uccise sei persone e ne ferì altre quattordici con colpi di arma da fuoco ma anche
accoltellamenti e speronamenti. Quella sera qualcuno doveva pagare per la propria condizione:
cominciò dai due suoi coinquilini e da un ragazzo terzo presente in quel momento nell’appartamento,
ma le vere vittime avrebbero dovuto essere le ragazze di una confraternita che si riuniva proprio il
venerdì sera in un edificio a lui noto, se non che la sera medesima egli si accorse che non era a
conoscenza del codice di accesso all’edificio. Bussò ma nessuno gli aprì. A quel punto risalì in auto
e iniziò a colpire i passanti che gli capitarono a tiro, fino a raggiungere il centro città. Per quanto noi
siamo abituate e abituati ad associare eventi di questo tipo all’America, un po’ perché pensiamo
abbiano a che fare con la facilità con cui si può entrare in possesso di un’arma da fuoco e utilizzarla,
un po’ perché in Europa di massacri di tal genere non se ne parla in questi termini, non ne siamo
intoccati. Come è stato sottolineato da Petrella, tragedie di questo tenore sono avvenute anche in
Italia, ma non sono state lette sotto questa luce in quanto i carnefici sono spesso descritti per altre
caratteristiche, tipo l’essere neonazisti, per dirne una. E questo è proprio il caso del 22enne arrestato
nel gennaio 2021 a Savona, descritto come terrorista e fermato prima che potesse compiere una strage
della portata di Utoya – per la quale forse ricorderete il nome di Anders Breivik, che in Norvegia si
macchiò di settantasette morti. Se provate a dare un’occhiate alle informazioni che riuscite a ricavare
dalle testate giornalistiche su Andrea Cavalleri, non troverete alcun titolo che lo descriva come incel,
eppure egli non era “solo” un suprematista neonazista, ma anche ben altro. E la prova che le stragi
incel non avvengono solo all’estero è data dal massacro di Lecce, avvenuto per mano di Antonio De
Marco, che il 21 settembre 2021 si macchiò di omicidio plurimo, uccidendo i suoi due coinquilini,
fidanzati tra loro, perché “troppo felici”. Anche rispetto a questo individuo, sarà difficile per voi
trovare una esplicita correlazione tra tale massacro e il suo essere un incel. Del resto, per la legge
italiana, ciò che avviene su certi gruppi “è solo misoginia”, e non è legalmente perseguibile. Sembra
chiaro però che le conseguenze della “sola misoginia” siano di una portata devastante sia rispetto al
veicolare certe idee e un certo disagio che andrebbe affrontato con dei professionisti, sia rispetto alle
derive penali che oltrepassano il virtuale per riversarsi nel penale: pare perciò evidente che ci
troviamo di fronte ad una voragine legale tutt’altro che marginale.
Per poter ascoltare il podcast di Beatrice Petrella basta che andiate su RaiPlay sound e cerchiate
“Oltre. Un’inchiesta sul mondo incel italiano”. Per rendere i giochi più semplici, vi lascio però qui il
link agli episodi: https://www.raiplaysound.it/programmi/oltre-uninchiestasulluniversoincelitaliano.
IL MONDO INCEL IN ITALIA: DA UN INCONTRO DEL FESTIVAL DI INTERNAZIONALE A VENEZIA

