APRILE “SOBRIO”: DAL DL SICUREZZA AGLI 80 ANNI DELLA LIBERAZIONE

Sarà forse solo una mia impressione, ma questo aprile 2025 ha davvero lasciato il segno. Tante le cose che sono successe, alcune hanno fatto più clamore di altre. Ci sono poi notizie che sembrano essere passate in secondo piano, come il secondo anniversario dall’inizio della guerra in Sudan (15 aprile 2023), conflitto che conta più di 30 milioni di persone che necessitano di assistenza umanitaria. Gli aiuti arrivano ad intermittenza a causa dei combattimenti, determinate zone sono state dichiarate con rischio carestia e poi ci sono le vittime invisibili: donne e bambini, piagati dal dramma degli stupri e della malnutrizione.  

La prima notizia che mi balza alla mente, se penso all’inizio di questo mese, è il femminicidio di Ilaria Sula, studentessa di statistica all’Università La Sapienza di Roma, il cui corpo è stato trovato all’interno di una valigia, in fondo ad un dirupo, all’alba di mercoledì 2 aprile a soli due giorni di distanza dall’uccisione di Sara Campanella. Anche quest’ultima, studentessa, è l’ennesima vittima di femminicidio in Italia, per la precisione l’ottava dall’inizio dell’anno. Uccisa da un collega dell’università che da tempo la perseguitava con continue richieste e messaggi. 

Due giovani donne uccise da uomini. Morti violente, espressioni di un fenomeno sociale ben strutturato che affonda le proprie radici nel patriarcato e che riceve concime continuo da una quotidianità che ignora e normalizza la violenza di genere. 

A qualche giorno di distanza si è tornati a parlare della questione dopo che sono state rilasciate le motivazioni della sentenza con cui, lo scorso dicembre, Filippo Turetta è stato condannato all’ergastolo in seguito all’omicidio dell’ex fidanzata: Giulia Cecchettin.

La pena decisa è la massima prevista, ma ciò che ha più colpito l’opinione pubblica è il non riconoscimento di due aggravanti richieste dall’accusa: stalking e crudeltà. 

L’aggravante degli atti persecutori aveva già destato enorme scalpore nell’opinione pubblica alcuni mesi fa, soprattutto dopo che erano stati resi pubblici alcuni messaggi che Turetta aveva inviato alla giovane Giulia Cecchettin. A smuovere gli animi ancora di più è stato però quanto dichiarato dai giudici della Corte d’assise di Venezia: “Si ritiene che l’aver inferto 75 coltellate non sia stato un modo per infierire con crudeltà o per fare scempio della vittima… ma una conseguenza dell’inesperienza e dell’inabilità”. 

Settantacinque coltellate.

Molto si è dibattuto su quel numero, forse tralasciando il dato più importante, ovvero che uccidere, strangolare, accoltellare, bruciare viva una donna o qualsiasi persona non dovrebbe essere una pratica per cui si è abili, per cui si può dire di aver esperienza.

Si può essere capaci nel tagliare finemente la cipolla senza piangere, si può essere esperti in una determinata arte marziale, si può essere competenti in molti ambiti, ma non ci si può certo definire abili od usuali ad accoltellare il proprio ex partner.

Eppure la giustizia parla chiaro. 

Secondo la sentenza della prima sezione penale della Corte di Cassazione del 2015 e del 2016, l’aggravante della crudeltà (art. 61 n. 4 c.p.) è presente nel momento in cui si oltrepassa il nesso di causalità del reato; una volontà, dunque, di infliggere sofferenze aggiuntive e gratuite oltre a quelle che hanno già portato all’atto omicidiario. 

Non esiste quindi un numero minimo o massimo di coltellate che può essere univoco per il riconoscimento dell’aggravante della crudeltà.

Cambiando argomento, ma rimanendo in Italia, il 4 aprile 2025 il governo italiano ha approvato un decreto legge che di fatto aggira il dibattito parlamentare che era nato attorno al DDL 1660, bloccato ormai da mesi a causa di spaccature interne, problemi finanziari e non per ultimo per il suo carattere fortemente repressivo. 

Con il passaggio da disegno di legge 1 a decreto legge 2  in realtà i cambiamenti non sono stati troppi, forse qualche taglio a degli elementi chiaramente incostituzionali, ma rimane il forte carattere coercitivo e repressivo che gli è valso l’appellativo di “decreto legge fascista”.

Se vogliamo chiamarlo invece “DL sicurezza” dobbiamo ricordarci quali provvedimenti prevede. 

Viene introdotto il reato di terrorismo presunto che prevede una pena fino a sei sanni se si è semplicemente una persona politicamente consapevole che possiede, su un proprio dispositivo o nella propria libreria, un testo che potrebbe ritenersi collegato a pratiche di sabotaggio, difesa o conflitto. 

Nuovo è anche il reato di rivolta penitenziaria. Prevede che se in carcere, anche in condizioni disumane come il sovraffollamento, si decidesse di partecipare (persino solo passivamente) ad una protesta collettiva, allora si potrebbe essere accusati e puniti con la carcerazione da uno a cinque anni, con pene più lunghe se la rivolta provoca lesioni personali, o morte, del personale penitenziario.

Le misure citate sono solo alcune di quelle già entrate in atto e che rimarranno tali almeno per sessanta giorni a decorrere dallo scorso 5 aprile.

Questo è stato il clima con cui si è giunti al 25 aprile, festa che rimembra la Resistenza italiana contro il nazifascismo, e che quest’anno ricorda gli ottanta anni dalla Liberazione. 

Clima forse aggravato dalla scelta di adottare cinque giorni di lutto nazionale, a seguito della morte del pontefice Bergoglio avvenuta il 21 aprile, ma soprattutto dalla dichiarazione del ministro per la protezione civile e le politiche del mare: Nello Musumeci, che ha invitato alla “sobrietà”.

Nonostante ciò, i festeggiamenti in tutta Italia, fortunatamente, sono stati numerosi e le città hanno avuto modo di commemorare le persone che hanno preso parte alla Resistenza e tutte le loro conquiste. 

Eppure per qualcuno, dichiararsi antifascista, sembra ancora troppo difficile e in Italia, nel 2025, appendere uno striscione recante la scritta: “25 Aprile: buono come il pane, bello come l’antifascismo” richiama l’attenzione delle forze dell’ordine.

Questo è quanto successo ad Ascoli Piceno alla panificatrice Lorenza Roiti che ha esposto lo striscione e che ha ricevuto la visita per accertamenti e l’invito ad identificarsi, sia da parte della polizia che della municipale.

Se questo è lo scenario italiano del mese di aprile, meglio non è andata all’estero.

Nuove dichiarazioni del presidente statunitense Trump hanno fatto raggelare il sangue a molti.

Si è, infatti, espresso su un possibile accordo di pace fra la Russia e l’Ucraina. 

La sua proposta prevede: il riconoscimento legale dell’annessione della Crimea da parte della Russia e del controllo militare russo sulle aree conquistate durante la guerra, la restituzione della piccola porzione della regione di Kharkiv agli ucraini e l’astensione dell’Ucraina da qualsiasi tentativo di entrare a far parte della NATO.

A prendere una posizione contro l’amministrazione trumpiana sono state, però, oltre cento università statunitensi che hanno congiuntamente condannato le ingerenze politiche del presidente nel sistema educativo e scolastico.

Donald Trump, sin dal suo insediamento, ha infatti propugnato il ritorno ad un sistema meritocratico all’interno degli atenei, da sostituirsi a tutte le misure attuate sotto la governance di Biden per la diversità, l’equità e l’inclusione.

Rimanendo nell’ambito delle politiche per l’inclusione e nello specifico di quelle gender friendly nel Regno Unito,, il 16 aprile, è stato sancito un grande passo indietro. Ottantotto pagine dichiarano che ci si può definire femmina solo se lo si è geneticamente. A dirlo è la sentenza emessa all’unanimità dai cinque giudici del più alto tribunale dello stato britannico, nonché la Corte Suprema.

Spostandoci in Medio Oriente, nella notte fra il 12 e il 13 aprile, Israele ha bombardato l’ospedale Al-Ahli, unico presidio ospedaliero che operava a pieno regime a Gaza. 

A questa situazione umanitaria drammatica, a fine aprile si è aggiunta la dichiarazione del Programma Alimentare Mondiale che ha constatato che le sue scorte di cibo nella striscia di Gaza si sono esaurite a causa del blocco imposto da Israele, attivo ormai da inizio marzo.

In conclusione, non mi resta che augurare un buon maggio, sperando in un mese migliore.

E buona Liberazione a tutti! Affinché si combatta per la libertà e che un giorno essa divenga la fedele compagna di vita di ogni essere di questo pianeta.

1. https://pagellapolitica.it/dizionario/disegno-di-legge 

2. https://pagellapolitica.it/dizionario/decreto-legge

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