COME TI AMMAZZO LA SINISTRA

Vi siete mai chiesti perché i partiti di sinistra di oggi sembrino aver abbandonato istanze economiche vicine ai lavoratori o che spingano verso un forte welfare e si siano uniformati quasi totalmente alle visioni economiche della destra? In questo breve articolo cercherò di spiegare come i cosiddetti New Democrats abbiano cambiato radicalmente le sinistre mondiali, spingendole verso un approccio prettamente neoliberista.

Con la fine della cosiddetta Golden Age del capitalismo, in Europa e negli Stati Uniti erano iniziate ad emergere forti spinte di destra e di stampo neoliberalista, capitanate da Margareth Thatcher nel Regno Unito e Ronald Reagan negli USA. Al termine della Guerra Fredda, le istanze della nuova destra si fecero sempre più pressanti, riconfigurando un panorama politico mondiale che da quel momento in poi avrebbe puntato sempre meno sul welfare e sull’intervento statale e sempre più sul privato e sul laissez faire in campo economico.

Uno dei punti principali di questo nuovo assetto politico neoliberista è che non coinvolse solamente le destre, ma anche le sinistre. I principali partiti di sinistra d’Europa e del Nord America, in seguito al riassestamento necessario dopo il 1991, cercarono nuovi approcci che si distaccassero dal socialismo e che abbracciassero la situazione politica del momento. Proprio per questo motivo, si cercò un approccio intermedio tra socialismo e neoliberismo, in quella che viene definita come “Terza via”. La distinzione tra cosa definisca un partito di destra e un partito di sinistra, per riprendere i concetti espressi da Bobbio nel celebre libro Destra e Sinistra, variano nel corso del tempo e in base al quadro politico nazionale ed internazionale; per spiegare meglio questo fenomeno, si può ricorrere alla “finestra di Overton”.

La finestra di Overton è un metodo per identificare quali idee definiscano lo spettro di accettabilità delle politiche governative. I politici, in qualsiasi momento storico si trovino ad operare, possono agire soltanto all’interno dell’intervallo di ciò che è ritenuto accettabile dal paese; i sostenitori di politiche al di fuori della finestra cercheranno di spostare l’opinione pubblica per espandere la finestra, mentre i sostenitori delle politiche all’interno della finestra cercheranno di rafforzare la loro posizione convincendo i cittadini che quelle al di fuori dovrebbero essere considerate inaccettabili. Solitamente la finestra si attesta su posizioni centriste, ma più uno dei due estremi è forte e riceve consenso, più essa tenderà a spostarsi, rendendo tollerabile quel suddetto estremo ed inaccettabile l’estremo opposto. La finestra è sempre in movimento, ed ha tendenzialmente un movimento oscillatorio da destra a sinistra. Se si prende come esempio l’Italia del primo dopoguerra, la paura di una rivoluzione rossa era talmente diffusa che la finestra si spostò radicalmente verso destra, portando Mussolini e il partito fascista al governo; nella neonata Italia repubblicana, che invece doveva mostrarsi profondamente antifascista, si rese ideologicamente inaccettabile il fascismo, tollerabile il comunismo, e i governi si attestarono su posizioni centriste e di centro-sinistra.

Sfruttando la finestra di Overton per analizzare gli ultimi trentacinque anni, appare evidente come con la fine del comunismo storico in Unione Sovietica e l’avanzare del neoliberismo, la finestra si sia progressivamente spostata a destra, rendendo inaccettabili partiti di estrema sinistra (e sempre meno popolari i partiti di sinistra tradizionali di stampo socialdemocratico) e portando alla ribalta i populisti di estrema destra che oggi siedono sulle poltrone dei principali governi occidentali.

Tornando alla “Terza via”, questo nuovo approccio è stato definito da un punto di vista teorico dal politologo inglese Anthony Giddens, che nell’opera-manifesto di questa nuova corrente, dal titolo The Third Way. The Renewal of Social Democracy, sostiene:

«I shall take it ‘third way’ refers to a framework of thinking and policy-making that seeks to adapt social democracy to a world which has changed fundamentally over the past two or three decades. It is a third way in the sense that it is an attempt to transcend both old-style social democracy and neoliberalism».

Nel testo, Giddens sostiene che la pianificazione nazionale sia ormai obsoleta di fronte alla globalizzazione e che anche i partiti di sinistra abbiano dovuto prendere atto di questo fatto. Per questo motivo, si è dato maggiore spazio alle libertà personali da un punto di vista economico e si sia ricercato un «social investment state», che concentri le sue risorse nella formazione dei singoli cittadini e che punti a far collaborare Stato e imprese private al fine di garantire il benessere dei cittadini. Lo stesso Giddens è consapevole che questo sistema non è esente da critiche, in particolare da parte di coloro che lo considerano un «warmed-over liberlism» (ovvero, in una traduzione italiana che renda l’idea, una “minestra riscaldata di liberalismo”), ma lo ritiene l’unico modo possibile per portare avanti le istanze della sinistra.

Questa nuova visione politico-economica ha avuto diverse applicazioni storiche, ma i primi due esponenti di questa nuova corrente sono stati Bill Clinton negli Stati Uniti e Tony Blair nel Regno Unito. Dopo la straripante vittoria repubblicana nelle elezioni del 1984, in cui Reagan ottenne il 58,77% dei voti e 525 elettori su 538, il Partito Democratico cercò nuovi approcci per risollevarsi e ritornare ai fasti dei decenni precedenti. Il principale promotore di questo cambiamento fu Al Form, stratega politico democratico che nel 1985 creò il Democratic Leadership Council (DLC), un’organizzazione no-profit che costituiva il think-tank dei nuovi democratici americani, che sarebbero poi stati capeggiati dall’allora governatore dell’Arkansas, Bill Clinton. Nel 1990, due anni prima delle elezioni presidenziali, il DLC fece la cosiddetta New Orleans Declaration, in cui vennero esplicitati i punti principali della nuova visione del Partito Democratico:

«We believe the promise of America is equal opportunity, not equal outcomes. We believe the Democratic Party’s fundamental mission is to expand opportunity, not government. […] We believe that the U.S. must maintain a strong and capable defense, which reflects dramatic changes in the world, but which recognizes that the collapse of communism does not mean the end of danger. We believe that economic growth is the prerequisite to expanding opportunity for everyone. The free market, regulated in the public interest, is the best engine of general prosperity. We believe the right way to rebuild America’s economic security is to invest in the skills and ingenuity of our people, and to expand trade, not restrict it. […] We believe the purpose of social welfare is to bring the poor into the nation’s economic mainstream, not to maintain them in dependence».

Questa dichiarazione d’intenti non si discosta di molto da quella che poi sarà l’applicazione neoliberista dell’amministrazione Clinton, tanto che Al From, dopo aver letto il libro di Giddens, definì il concetto di “Terza via” come «the worldwide brand name for progressive politics for the Information Age».

Vedendo il successo di questo nuovo modo di intendere la sinistra, l’Ulivo prima e il Partito Democratico poi hanno fatto politiche simili in Italia. Pensare che un partito di diretta derivazione dal PSI e dal PCI abbia promosso leggi come il pacchetto Treu nel ’97 ed il Jobs Act nel 2015 appare del tutto assurdo, ma a grandi linee ora sapete il perché sia successo.

Francesco Berto
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