CONFIDENZA – AMORE E PAURA TRA PAGINE E FOTOGRAMMI

Negli scorsi mesi è uscito al cinema il film Confidenza di Daniele Luchetti, tratto dall’omonimo romanzo di Domenico Starnone. La storia si aggira attorno alla vita di Pietro Vella, professore di italiano al liceo, e l’ex studentessa Teresa Quadraro, con cui instaura una relazione dapprima d’amore, poi di terrore. Il cambiamento avviene nel momento in cui la ragazza lo incita a partecipare a un gioco: confidarsi i reciproci segreti più profondi. Tali segreti a noi resteranno un mistero ma saranno alla base di come andrà a procedere la vita di Pietro, travolto dall’angoscia che l’ormai ex amante possa rivelare il suo lato oscuro, soprattutto alla nuova famiglia composta dalla moglie Nadia e i loro tre figli. Questa, a grandi linee, la trama sia del film che del libro, ma in che modo queste due diverse modalità vanno a ricamare l’intreccio?

Partiamo dalle basi: 

  • Punti di vista

Il libro è diviso in tre parti, ognuna caratterizzata da un diverso personaggio narrante: all’inizio abbiamo Pietro, poi sua figlia Emma, infine Teresa. Il risultato è un’insistenza concentrata sul singolo personaggio e su come recepisce i fatti che racconta. Nel film i punti di vista si mischiano costantemente, con una prevalenza di quello di Pietro. I film, essendo strutturati su immagini, si possono permettere quest’operazione, ma nel caso dei libri c’è sempre il grande rischio che il cambio di punto di vista all’interno di un capitolo possa risultare estremamente confusionario. Pertanto, questa caratteristica del cinema è alla base del modo in cui racconta: lo spettatore ha difatti la possibilità di osservare con maggiore distacco e globalità quanto è messo in scena. Ciononostante, entrambe le modalità conducono a un comun destino: il senso di vuoto, confusione, stordimento. 

  • Ordine dei fatti

Il libro procede in ordine cronologico: si inizia con il racconto della relazione tra Pietro e Teresa, fino al momento in cui Teresa, ormai verso l’anziana età, viene chiamata da Emma come testimone dell’insegnamento di Pietro quando quest’ultimo viene convocato a una premiazione. Vi sono molti salti temporali ed ellissi, ma rarissime digressioni e flashback. Di base, dunque, si procede anche qui in maniera lineare, senza sbavature. Il film parte con una scena anticipatrice: Pietro è anziano e immagina che qualcuno (Teresa) lo spinga giù dalla finestra (solo quando gli bussano le nipoti, figlie di Emma, capiamo che la morte di Pietro era solo una visione). Dopo che Emma scrive una mail a Teresa per chiederle della testimonianza, abbiamo un grandissimo flashback che fa partire la storia da dove inizia nel libro: la nascita della relazione. Quindi, da un flashforward, abbiamo un flashback, e poi un altro flashforward che ci riporta al tempo iniziale: non vi è un vero e proprio presente: solo passato e futuro. Anche il tempo è un mistero. In entrambe le opere abbiamo però un incipit che riassume l’intera vicenda. Piccoli indizi, dettagli, che però ci svelano tutto (o, meglio, non ci svelano niente) sin da subito.

  • Personaggi

I personaggi del film sono molto fedeli a quelli del libro. Nel film si denota particolarmente bene quanto apprezzata sia la figura di Pietro, l’amatissimo professore di liceo. Assistiamo anche ad alcune delle sue lezioni, lo vediamo all’opera: Luchetti ci porta ad essere noi stessi suoi ammiratori. Nel libro ciò non avviene, non assumiamo lo sguardo di ammiratori ma dell’ammirato: il punto di vista interno ci fa entrare nei panni e nella mente di Pietro. Un’immedesimazione assolutamente apparente, filtrata da ciò che la mente di Pietro, ovvero la mano dell’autore del romanzo, vuole farci sapere su di lui. Il libro, più che su come Pietro appare, insiste su come Pietro è: perfezionista, superficiale, egocentrico, fragile. Nel libro è alquanto marcata la contrapposizione tra il personaggio di Teresa e quello di Nadia, moglie di Pietro. Le due sono perfette alter-ego, gemelle opposte in tutto. Il film non approfondisce questo scontro, o meglio, lo include nella storia ma non gli concede l’importanza che invece sembra avere nel libro: in particolare, trovo che nel film sia molto più studiato il personaggio di Teresa e si perda un po’ quello di Nadia. Questo è dovuto al fatto che nel film si ha un unico vero protagonista (Pietro), mentre nel libro se ne hanno tanti, anche più delle voci narranti. Tutti i personaggi sono ampiamente sviluppati, Starnone scava in ognuno una profondità. Avendo Pietro come unico protagonista, la storia finisce per raccontare solo quello che a lui interessa: non la moglie, ma Teresa o, anzi, il suo segreto. 

  • Artifici tecnici

Una rapida parentesi su alcune chicche stilistiche. Lo stile è sempre alla base di un’opera artistica: è la pelle che avvolge il contenuto. Luchetti si è concentrato molto sulle angolazioni delle inquadrature e sulla colonna sonora. Per quanto concerne la colonna sonora, sono spesso usati rumori disturbanti e stridenti in accompagnamento a scene angosciose architettate dalla mente vacillante del protagonista. Percussioni caotiche, ritmi incalzanti: come se i personaggi non fossero in grado di urlare e al posto loro lo facesse la musica. Parliamo ora dalle inquadrature: il regista fa ampio uso dei cosiddetti plongée, inquadrature “a picco” (dall’alto verso il basso) che incentivano il senso di subordinazione del personaggio inquadrato, schiacciandolo, ridimensionandolo prepotentemente. Spesso, con i plongée, il regista anticipa una situazione spiacevole che sta per accadere al personaggio, mette sull’attenti lo spettatore. Viceversa, i contreplongée sono inquadrature dal basso che, allungando la figura del personaggio inquadrato, conferiscono a quest’ultimo un’aura di potenza e di controllo: la scena è tutta sua. Il contreplongée utilizzato da Luchetti si trova tra le ultime sequenze del film ed è su Teresa, proprio mentre enuncia il suo discorso finale, discorso in grado di distruggere per sempre la vita di Pietro.

Non essendo dotato di inquadrature visive, un libro non può fare uso di plongée e contreplongée. Tuttavia, Starnone pare utilizzare la tripartizione in egual maniera, come se in base allo scorrere della storia sia il personaggio narrante ad avere le carte in regola. Difatti, l’ultimo narratore è proprio Teresa.

  • Bonus

E ora dei rapidi bonus: differenze a livello contenutistico e allegorico.

Amore vs paura: nel film abbiamo proprio una scena in cui si esplicita il tema del conflitto tra i due sentimenti. Nella scena, Pietro scrive alla lavagna AMORE e PAURA, proponendo ai suoi studenti una riflessione a riguardo.

Il Segreto: nel film sembra molto più grave: la polizia che arriva a scuola (e Pietro ha paura sia lì per lui), le urla, la costante sensazione di essere spiati, la visione finale in cui Pietro sogna di uccidere Teresa. Nel libro, il segreto è descritto invece con un termine quasi leggero: “imbarazzante”. Non vi sono inoltre accenni alla morte dei genitori né di Pietro né di Teresa (che invece sembra giocare un ruolo abbastanza sinistro nel film, tanto da lasciar presagire un qualche collegamento con il segreto).  

Scene extra: nel film appaiono più volte i limoni: in una scena ammuffiti, ricavati dal fondo del frigo di Teresa; in un’altra scena, quella finale, come un’onda, rotolano giù dalla scalinata su cui sta scappando Pietro, cercando di travolgerlo. Un po’ come se i limoni fossero gli attori che incarnano i segreti, marciti nell’inconscio, sradicati dalla memoria, che travolgono l’esistenza. Nonché l’ennesimo elemento inquietante, cupo, sinistro. 

Ecco, dunque, siamo giunti alla fine di quest’analisi, che per i più pigri – o i più pazienti – riassumerò in quest’ultima frase: una sola storia, infiniti sguardi, infinite parole, infiniti pensieri.Immagine che contiene testo, libro, carta

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