Questo è l’ultimo articolo su quest’argomento, lo giuro. Dal prossimo mi dedicherò all’analisi di un’altra parte politica. Il precedente del 30/11/2024 si concludeva con la nascita, nel 2007, del Partito Democratico dalla fusione tra DS e Margherita. Il PD nasce, per volontà dei suoi fondatori, con l’intento di unificare tutte le forze del centro – sinistra (campo largo si direbbe oggi). L’epoca del multipolarismo tipico della prima repubblica ormai si era infranto con Tangentopoli e dalla discesa in campo di Berlusconi si era invece ormai formato un sistema bipolare: solo Centro Destra e Centro Sinistra, il centro che aveva governato per più di quarant’anni l’Italia si era diviso per l’appunto tra la sinistra e la destra. La nascita del PD dunque va nella specifica direzione di rafforzamento di un campo bipolare. A questo si aggiunge anche che, sempre nel 2007, forse anche come risposta alla fusione avvenuta nel campo avversario, Berlusconi fece la “Svolta del predellino” (questo perché annunciata in centro a Milano in piedi sul predellino della sua automobile) per proporre la fusione tra Forza Italia e Alleanza Nazionale, guidata da Gianfranco Fini, nasce così il PDL (Popolo della Libertà). Già nel 2008 l’esperienza del PD al governo termina: iI governo Prodi cade dopo aver perso la sua fragile maggioranza al senato. A toglierla è stata il piccolo partito centrista UDEUR guidato da Clemente Mastella, ufficialmente per la mancata solidarietà da parte del governo in seguito ad un indagine a carico di Mastella stesso e della moglie, ufficiosamente per evitare che il PD potesse portare avanti un progetto di riforma elettorale su modello americano (con due soli schieramenti politici per intenderci) , negando così qualsiasi possibilità di influenza politica a partiti come l’UDEUR stesso. Le elezioni del 2008 dunque sono vinte da Berlusconi. Dunque, gli anni fino al 2011 sono anni di opposizione per il Centro Sinistra e alla guida di partito, dopo Veltroni e Franceschini, subentra Pierluigi Bersani. Sul PD continuano a pesare le accuse di essere non sufficientemente incisivo e unito durante quegli anni che oltre alle consuete prassi berlusconiane (leggi ad personam, condoni etc), vedono l’arrivo del vento di crisi economica proveniente dagli Stati Uniti (e poi anche i ben noti scandali sessuali che coinvolsero direttamente Berlusconi). Crisi a volte persino negata dal governo e comunque gestita in maniera inadeguata. Proprio nel 2011, anche a causa dell’incapacità dell’esecutivo nel gestire la crisi economica, scoppia la crisi del debito sovrano: lo Spread schizza a 500 punti nel novembre di quell’anno, l’Italia rischia l’insolvenza, il fallimento finanziario. Le dimissioni di Berlusconi in quel momento sono condizione fondamentale per tentare di rimettere i conti in ordine ed è la sua stessa maggioranza a frantumarsi sotto il peso dello spread e dell’inaffidabilità economica dell’Italia. Bersani però in quel momento, anche se il PD sull’onda dell’Anti-berlusconismo aveva il vento in poppa, rifiuta la possibilità di nuove elezioni: “Governiamo sulle macerie” disse. Non resta altra strada se non quella del governo tecnico per sistemare i conti pubblici, compito affidato dal presidente Napolitano all’economista Mario Monti, sostenuto sia da PD che da PDL . Il 2013 è anno elettorale, il malcontento per le politiche di austerity e di tagli fatte dal governo Monti per risistemare i conti del paese è molto. Anche se il PD, guidato sempre da Bersani, sembra essere quello con la maggior possibilità di vincere, finisce in realtà per ottenere sì la maggioranza alla Camera ma non al Senato. A fare scalpore in quelle elezioni è poi l’impetuosa avanzata, già al 25%, del Movimento 5 stelle guidato da Beppe Grillo, che faceva leva sul malcontento verso la politica tradizionale e anche, dunque, verso il Partito Democratico. Nel frattempo si deve anche eleggere il nuovo presidente della Repubblica e di nuovo sembra essere il PD il partito con la maggior possibilità di far eleggere un suo membro. È in quest’occasione però che avverrà la “congiura dei 101”: si arriva alla conclusione, dopo vari scrutini andati a vuoto, che il candidato del PD alla Presidenza della Repubblica debba essere Romano Prodi, i numeri teoricamente ci sono. Ma in quest’occasione 101 grandi elettori del partito votano contro, il sospetto è che dietro a quest’operazione, che serve a delegittimare la segreteria di Bersani ( che infatti si dimetterà) sarà un giovane dirigente del partito e allora sindaco di Firenze, Matteo Renzi. Prima ancora delle primarie che avrebbero consacrato Renzi come nuovo segretario si forma il Governo Letta, governo detto di larghe intese perché sostenuto sia da PD che da PDL (resosi necessario visto il rifiuto del Movimento 5 Stelle ad entrare in un governo di coalizione col PD). Il PDL però, sempre nel 2013, abbandonerà la maggioranza ma il governo sopravvivrà grazie alla nascita del piccolo partito NCD (Nuovo centro destra) fuoriuscito proprio dal PDL a seguito dei dissidi interni maturati dentro a quest’ultimo (in merito anche ad una possibile e mai avvenuta successione a Silvio Berlusconi). Enrico Letta però, con un nuovo omicidio politico da parte di Renzi, sarà messo da parte per diventare lui stesso presidente del Consiglio. Ora Renzi si era posto come elemento di grande novità all’interno della politica italiana raccogliendo il consenso di buona parte degli italiani (alle elezioni europee del 2014 il Partito supera il 40% dei consensi, suo massimo storico). Eppure gli anni del suo governo hanno determinato un forte discostamento del partito rispetto alle condizioni e alle esigenze reali del paese, e in particolare pareva aver perso definitivamente l’attenzione verso la fascia sociale medio – bassa. E questo si è visto prima nella sconfitta al referendum costituzionale del 2016 fortemente voluto da Renzi (per l’eliminazione di fatto del Senato) che ha portato alle sue dimissioni da Premier, e poi alle politiche del 2018 che videro il trionfo dei 5 stelle e una caduta dei Democratici ad appena il 18%. Il partito sarebbe poi tornato a governare proprio con i 5 stelle in seguito alla giravolta loro e del presidente Giuseppe Conte fatta in seguito alla caduta del governo Giallo – Verde per mano di Salvini. Da lì poi il Covid , la caduta di Conte sempre per mano di Renzi (questa volta però a capo del suo nuovo piccolo partito, Italia Viva) il Governo Draghi sostenuto insieme a 5 stelle, Lega e Forza Italia e poi il Governo Meloni e l’avanzata della Destra. Per tutti questi ultimi anni c’è stato un partito che non è mai stato in grado di assolvere a pieno le funzioni per le quali è nato ma che anzi ha finito in certi casi per attaccarsi al potere e diventare oggetto di polemica per tutti coloro che contestavano un sistema ormai degenerato. Eppure il PD ad oggi viene da molti considerato come unico baluardo verso l’avanzata di una Destra che ha dei tratti ben poco liberali. Finora nemmeno questo compito è stato assolto a dovere visti i risultati delle elezione del 2022. L’elezione di Elly Schlein alla segreteria nel 2023 è stata un’indicazione da parte della base del partito verso uno spostamento della linea politica a sinistra, e così pare voglia l’attuale dirigenza. Chissà se tale volontà sarà rispettata.
