Il verso del cuculo è un suono molto familiare, un’armonia che richiama passeggiate primaverili in campagna. Forse non avete mai associato il “cucuu-cucuu” a questo uccello grigio dal becco giallo, ma il suo nome scientifico, Cuculus canorus, non è certo stato dato per caso. Eppure questo canto, così allegro alle nostre orecchie, per molti uccellini e uccelletti della nostra fauna suona come un ghigno annunciatore di sventura. Il cuculo, forse lo saprete, non è un volatile come gli altri. Non prende parte, infatti, in ciò che
tutti noi abbiamo imparato essere una delle attività fondamentali di ogni uccello: la costruzione di un nido in cui deporre le uova. Ci sono molti organismi in natura che si approfittano di altri, rubando loro le risorse, e vengono definiti parassiti: il cuculo è un parassita di covata. Questo significa che la femmina del cuculo depone il proprio uovo nel nido di un uccellino di un’altra specie, e prima ancora che questo schiuda si rimette in volo per tornare in Africa e passare l’inverno al caldo. Non vedrà mai la propria prole, e conta che siano le femmine di altre specie a occuparsi dei pulcini, mentre lei si fa una vacanza tropicale. È uno strano meccanismo, ma funziona. Certo, le cose non sono così semplici: nessuna mamma uccello è così benevola da accettare un piccolo non suo e nutrirlo per eccesso di spirito caritatevole, e infatti la storia evolutiva dei cuculi e delle specie che parassitano è tra le più straordinarie e stupefacenti del mondo naturale. Questa è esattamente la storia che vorrei raccontarvi oggi. Anche se non siete esperti di biologia di popolazioni e non avete mai pensato che l’evoluzione potesse essere un argomento minimamente interessante, oggi vorrei provare a convincervi del contrario. Leggete, poi mi farete sapere.
Come ho detto, la mamma cucula posa il suo uovo nel nido di un’altra, e poi vola via. La mamma ospite dovrebbe quindi aggiungere un posto a tavola e procacciarsi insettini per un piccolo in più. Ma non è finita qua! L’uovo del cuculo schiude in anticipo rispetto agli altri, e il pulcino, appena nato, istintivamente si carica i suoi fratellini di nidiata sul dorso, comincia ad arretrare… e puff, li scarica fuori dal nido, facendoli cadere e destinandoli a morte certa, mentre lui rimane l’unico figlio nel nido da accudire e nutrire. Si crea una situazione paradossale e grottesca in cui piccoli uccellini sono visti affannarsi per riuscire a nutrire il “loro” piccolo, che ormai pesa tre volte tanto i genitori adottivi (ignari). Questo significa che, se nasce il piccolo cuculo, la madre dell’altra specie ha perso tutto. I suoi piccoli, la sua prole. Anche se non avete mai approfondito, vi avranno detto che per avere successo in natura, l’importante è fare figli. Sì, per noi biologi il senso della vita è effettivamente copulare. Non mi guardate così, è una cosa seria.
Tornando a noi. Se tanto alla schiusa il destino dei piccoli è già segnato, le specie ospite, per difendersi,
hanno bisogno di giocare d’anticipo: per questo le loro difese si sono evolute sullo step precedente,
ovvero la deposizione di un uovo estraneo nel loro nido. Qui inizia ciò che viene definito in termini tecnici
una arms race evolutiva tra parassita e parassitato. Una vera e propria corsa agli armamenti: tu hai un coltello, allora anche io ce l’ho, meglio del tuo. Allora tu ti prenderai un fucile, io un bazooka, e alla fine avremo la bomba atomica. Gli uccellini però non sono USA e URSS, hanno solo le uova. La questione comunque è di vita o di morte. Il punto è che le femmine di una certe specie, mettiamo i Reed wobblers, che sono spesso prescelti dai cuculi come vittime, evolvono ad un certo punto la capacità di riconoscere le proprie uova da quelle estranee: se ne vedono una diversa da quelle che hanno memorizzato la prima volta che hanno deposto, la prendono, la bucano, e la buttano via. Per il cuculo è la fine.
Si innesca quindi la risposta evolutiva: ad azione corrisponde reazione. Il cuculo impara così a produrre delle uova proprio proprio simili a quelle della specie che vuole confondere. (DISCLAIMER: “impara” non vuol dire che quella cucula lì si prende il manuale della perfetta forgiatrice di uova false e si studia la tecnica migliore. Significa che evolutivamente viene selezionato – cioè vince – il tipo di cucula che ha il gene capace di farle fare l’uovo con quelle determinate caratteristiche. Scusate il pippozzo, ma qui mi tolgono il voto di evoluzione e mi radiano da qualsiasi ordine di biologi esistente). Ma allora sarà necessario che per difendersi le Reed wobblers si mettano a fare delle uova molto difficili da imitare. E così accade: si sviluppano particolari tipi di “firme” delle uova, che vanno da specifici pattern di macchie, a ghirigori elaborati, a sfumature di tonalità dal rosso al verde. Se studiamo il comportamento di queste specie parassitate dai cuculi, scopriamo alcune regole fondamentali da seguire se vogliamo rendere le nostre firme su uovo inimitabili (ora, qualcuno potrebbe suggerire che se invece il nostro obiettivo è quello, opposto, di rendere una firma particolarmente replicabile, allora basterà invertire tutte le regole… ma non sarò io a farlo).
1) Le firme di un individuo devono essere facilmente replicabili dallo stesso, in modo da essere tutte omogenee tra loro, con poca variabilità all’interno della covata;
2) Le firme devono essere altamente distinguibili tra individui diversi di una stessa specie, quindi covate diverse saranno uniche e molto diverse tra loro;
3) Le firme devono essere difficili da imitare. Potrebbe sembrare che questo significhi renderle il più elaborate possibile, ma non è detto.

Applicando queste regole, cosa si ottiene? Uova come quelle della foto. Le uova del cerchio esterno sono tutte state fatte dalle femmine di una stessa specie, eppure sono diversissime. E’ stupefacente. E le uova del cerchio interno? Beh, quelle sono uova di cuculo, che stanno provando ad imitarle. Il contrattacco non tarda ad arrivare. Forse potete vedere che per le uova di colore verde oliva sulla sinistra per ora non c’è un falso sufficientemente simile da ingannare il nostro occhio, figurarsi quello dell’uccellina che le ha deposte. Queste mamme possono stare tranquille che non verrannotruffate (o parassitate).
Ma l’evoluzione non si arresta, lavora sempre… la lotta continua, e uova nuove arriveranno.
Tutto ciò che ho descritto non me lo sono inventato, e l’ha presentato meglio, più nel dettaglio, e con un sottile humor British che non sarei mai in grado di replicare, il professor Nicholas Davies FRS nella sua Croonian Lecture alla Royal Society di Londra. Esiste il video YouTube dell’intervento, se vi ho incuriosito questo è il link https://www.youtube.com/watch?v=n0O6S4hDDfE
Lui è un naturalista ed etologo, professore emerito a Cambridge, che ha studiato questo buffo fenomeno per oltre 30 anni e lo racconta con molto stile. Merita.