LA NOSTRA IDENTITA’ E’ LA LORO SOVRANITA’ – in “Procedimenti civili ed incivili”

In questo mondo
di singole isole in mezzo ad oceani in tempesta
di flutti smisurati che sommergono anime sole in protesta
di zanni surreali che ballano folli nella foresta
in questo Occidente
di sembianti seducenti come le sirene d’Ulisse
di apparenze compromettenti i più sani gesti
di farse apparenti ingannatrici dei migliori segreti
in questa realtà
formata da vane fugacità di materia
generata dalla vacuità dell’oro nero
non creata dalla verità relazionale

qui, adunque, dove proprio tu mi leggi
sì, lì, da te, o ipocrita! Dimmi se
nel buio di questa contemporaneità
più vana della pura vanità
mi puoi davvero affermare
con certezza formale rigore furore clamore
di conoscere amare dominare
la tua veritabile identità

Chi sei? Dimmi: Cosa fai?
Cosa farai? Da dove vieni? Lo sai?
Chi sarai? Perché? Per chi? Che bestia sei?

In questa irrealtà iperconnessa
del postumano post-materiale post-comunitario
in questa nostra psiche condivisa
dove dovunque andiamo ci sentiamo ospiti di Maps
ostello della perversione del gps
della mancanza di curiosità, intraprendenza e libertà
in questo profluvio di fiumi di angoscianti notizie dal mondo
la fluidità della nostra identità ci sta cara, ci piace, ci seduce.

Ma nella mancanza di una comunità
attraverso la quale definire operativamente l’identità
per quanto assurdo sia per l’occidente della modernità
l’io -costruzione prima sociale poi personale- viene meno
e non ne rimane che
un significante vuoto senza significato
una città bellissima senza più abitato
una persona amabile senza sostrato
che cade vittima delle migliori politiche
di assoggettamento identitario previa
creazione dell’illusione di una tradizione
ove
nulla c’è di storico se non la narrazione
nulla di tradizionale se non la relazione
tra falsa tradizione e la nostra emozione
e nulla di male fin qua se serve per rincuorarci
ma quando il cuore si trasforma in rinculo
ed il nostro sentimento si fa strumento
per il discernimento con detrimento
del nostro voto
beh
ecco che questa identità-non-identità
si trasforma nel loro mezzo di potere
un instrumentum regni capace di
far cadere i ponti nel Paese dei ponti
a colpi di società coattamente (coattivamente) tribalizzate
perché nothing is funnier than unhappiness
e niente di più amabile dell’odio e della crudeltà
niente ci rende più vivi che uccidere l’altro
perché quanto ci è semplice definirci come
la negazione di qualcun altro?
Semplice come 10 vacche in Congo
che hanno condannato chi al genocidio
chi alla salvezza, come salva è
la nomenklatura arricchitasi con la caduta
della Jugoslavia ed il genocidio di islamici
che forse non sapevano nemmeno di esserlo.

I prossimi a cadere chi saranno? Forse noi?
A colpi di cannoni e donne madri italiane cristiane?

Buon Natale <3

Cfr. Paolo Rumiz, Maschere per un massacro, ed. Feltrinelli
Ivo Andric, Il Ponte sulla Drina
9/11/1993 esattamente 3 anni dopo il 9/11/1989

Edoardo Bersano
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