Millenovecentottantanove
George Bush è eletto quarantunesimo presidente degli Stati Uniti
vittoria schiacciante
la Fox manda in onda il primo episodio di una nuovissima serie animata
The Simpson
in Cina c’è un ragazzo che si è messo in piedi, d’avanti a dei carri armati
a Pechino, piazza Tienanmen.
Millenovecentottantanove
e quel 25 Dicembre
Leonard Bernstein
lo passa a muovere una bacchetta
sotto le note di Beethoven
al Schauspielhaus, in Berlino Est
anzi
al Schauspielhaus di Berlino
perché, dicono, sia caduto un muro
che un paese non sia più diviso
che sia trionfata la pace
e che a Berlino ora risuoni un inno alla gioia
divenuto un inno alla libertà
sotto le note di Beethoven.
Duemilaeundici
le campane di Westminster suonano a non finire
per l’unione nuziale di quella Catherine e quel William
anche in Giappone suonano
sono delle sirene assordanti nella zona di Fukushima
in autunno se n’è andato un inventore
quello di quella strana azienda con la mela morsicata.
Duemilaeundici
e mentre l’Europa parla di speculazioni, economia
il 3 Maggio
a Gaza
Daniel Barenboim
sta di fronte a un’orchestra intera
a suonare Mozart
a Gaza
quella Gaza che oggi è spesso citata qui e là
non proprio per Mozart
ma Daniel Barenboim è lì per quello
fare musica di quel Wolfgang austriaco
e proprio insieme alle sue note
Barenboim lascia Gaza con le parole
«Mi aspetto che tutti in quest’area del mondo siano d’accordo».
Duemilaventidue
a Tehran c’è una studentessa sequestrata
e in tutto il mondo donne si tagliano ciocche di capelli
c’è una bandiera a mezz’asta a Londra
per quella simpatica signora che tagliava spesso le torte
Roma si sveglia con una donna a Palazzo Chigi
ed è la prima volta, non che se ne parli troppo, comunque
ma nell’est, c’è poco da scherzare
in Ucraina, soprattutto
dove dal 24 Febbraio
si bombarda
si spara
si distrugge
e basta.
Duemilaventidue
8 Maggio
ottantaquattresimo giorno di guerra
e nella metropolitana di Kiev
c’è poco da scherzare
non c’è niente da scherzare
perché qui sopra tuonano di bombardamenti, per davvero
senza scherzare
ma gli U2 sono lì, nel mezzo
prendono una chitarra
un paio di microfoni
qualche aria nel diaframma
e cantano come mai hanno fatto
in mezzo alla gente
in mezzo ai tuoni
e anche loro
senza scherzare.
Queste parole, fanno scattare nell’uomo moderno un elemento di resistenza. Come se fosse presente uno
strano taboo per il quale è impedito parlare seriamente, senza che atteggiamenti utopici, o da progetti
scolastici di scuola primaria, divorino i nostri pregiudizi. Invece, la libertà, la pace, la speranza, sono cose
molto concrete. Non sono concetti infantili, da giro giro tondo tenendosi per mano o da “make love, not
war”, non per forza. Nei momenti di conflitto, di distruzione, di massacri, sono solamente le azioni concrete di libertà, pace e speranza che possono sorvolare questo filtro utopistico che ormai ci perseguita. E, guarda caso, le azioni più concrete si trovano per lo più lì, proprio dove nasce l’acerrima nemica del pragmatismo e della scienza esatta: l’arte.
Magari è tutto uno sbaglio. Magari è tutto superfluo. Magari la musica, il teatro, lo sport sono da salottino
d’intrattenimento e libertà, pace e speranza è bene che rimangano parole astratte. Va bene, certo.
Ma, a pensarci bene, veder suonare un violino israeliano, violoncello palestinese, flauto libanese, clarinetto
giordano, oboe iraniano, e insieme ammirarli creare una sinergia musicale unica…credo che questo valga più di qualsiasi illustre elogio invisibile alla libertà, pace, speranza, queste sconosciute.