M: E’ SEMPRE SBAGLIATO RIELABORARE LA STORIA?

Quando si parla di raccontare in formato non scientifico eventi storici spesso non si ottiene un gran risultato. O meglio, magari il film, libro o che sia può essere di intrattenimento, ma forse anche fonte di disinformazione per chi non si documenta o far storcere il naso a chi invece è preparato sull’argomento. E certo, a volte è dichiarato il non voler seguire il corso degli eventi ma altre non c’è volontà di dichiararlo da parte degli autori o la capacità dei fruitori di riconoscerlo. È insomma sottile la linea tra un buon racconto storico e una parodia mistificata.

A mio parere riesce però a ben districarsi in questa questione la serie “M: il Figlio del Secolo”. Il racconto degli eventi è lineare, adeguato a ciò che ci si aspetterebbe da una sorta di documentario, ma riesce ad intrattenere in modo più  “leggero” indagando le personalità dei soggetti e la loro vita privata, sostanzialmente spaziando in quella che non è la storia d’Italia ma nell’intimità dei personaggi, e non tanto nella loro biografia, ma direttamente in dialoghi, ove è certamente più lecito inserire un pò di inventiva. È improbabile che ciò che si dicevano a letto Sarfatti e Mussolini abbia influenzato la seconda guerra mondiale e quindi elaborarli in un certo modo aiuta a delineare i personaggi ma senza intaccare la figura storica. O meglio, un piccolo cambiamento c’è: si mette in evidenza la figura umana, quella che non c’è nei libri di storia, ma che comunque non è totalmente inventata ed è costruita su fatti noti. Che Mussolini avesse molte donne e figli illegittimi qua e là è appurato, e si, sottolinearlo smonta un pò la figura del Duce, ma non era forse prima di essere Duce un uomo? E come tutti gli uomini aveva i suoi scheletri nell’armadio (più o meno figuratamente) e forse renderli noti non è poi un male.

E poi se non si parlasse minimamente della vita privata di Mussolini non si incontrerebbero quelle figure un pò dimenticate dalla storia ma che comunque ne furono partecipi e che, mio mero parere, soprattutto se hanno avuto una fine tragica è bene ricordare. Parlando di ciò mi riferisco soprattutto alle donne della vicenda, oltre che parte degli eventi anche figure quasi mistiche e che agiscono un pò come coscienza di Mussolini. Almeno questa è la mia interpretazione, con Rachele che lo richiama ai doveri familiari, Ida che lo mette a confronto con i suoi tradimenti e Margherita che lo giudica sul piano politico. Ma soprattutto, emblema per me della conciliazione tra storia e finzione, Velia Titta. Dalla serie traspare ciò che si può leggere di lei, donna innamorata ma anche soprattutto stoica e coraggiosa. Nella serie diventa una sorta di eroina tragica ma che rimane separata dalla persona reale. Come effettivamente accaduto si presenta ella stessa volontariamente a chiedere la restituzione del corpo del marito ma la sua comparsa sotto forma di tormento per Mussolini viene poi fatta intendere come una paranoia del suddetto. In questo modo si separa esplicitamente persona e personaggio, con quest’ultimo che si sviluppa anche qui come sibilla, protagonista e presagio di morte nella bellissima scena in cui lei al fondo di una stretta scalinata compare giudicante di fronte a Mussolini ed entrambi hanno alle spalle sarcofagi antichi. In questo modo la serie raggiunge il suo apice metaforico, in cui la tensione derivante dall’omicidio di Giacomo Matteotti non è solo raccontata ma è vissuta. Scena di finzione ovviamente, ma che riesce a coinvolgere lo spettatore senza smettere di seguire il racconto dei fatti che così rende partecipi della storia.

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