ROSSO EROS IN VIA PO

In Procedimenti civili ed incivili
automatismo psichico mediato su verso
alle due compagne ribelli

Una tettoia di serialità
rosso eros meiosi mentale
sovrasta la via sinistra del re
dalla piazza della sovranità
al verace fiume

Piove ma tu non taci
e ben peggio mi dimandi
quali siano i miei piani
per la prima notte dell’anno.

Silente io non lo so né m’interesso:
“bisogna festeggiare” ma anche no
SUDO to party yeah!
“si fa così” Tell me why
Non capisco perché mai!
Parce que il faut. Quoi?
‘Cause! Perché sì

ma non lo vedi
che con quel si passivante
mi rendi turbine isterico estatico
esacrandomi le viscere?

è morta la società ma non il conformismo
è morto dio ma non il rito
potere al sacro controllo di
Convenzioni a-sociali, ipocrisie strutturali, cortesismi banali
si ripetono mentre sui siluri metropolitani dell’underground
non vedo mezzo essere vivente reale
ente fuori dalla finzione della psiche condivisa
virtuale virale venale

Siamo ormai moke furenti senz’acqua
chiuse nelle proprie epopee domestiche

Einmal ist keinmal
Deo gratias! O musa, permettimi di dimenticare
ciò che nessuno ha più voglia di cantare
del cane e dell’uovo ovvero
dell’arme e dell’homo ovvero
delle anime e del logo
unico univoco universale
che riveste ogni vostro capo
Di seriale c’è la serigrafia che vi veste
che vi plasma al laser come topografie
plastiche al controllo numerico, uguali
con stampini banali, opere fatte col c*lco

e sarebbe questa la libertà occidentale?
Un generale silenzio neuronale
per la più blasfema ripetizione fiscale
di forme, contesti, immaginari e pensieri.

Il pandoro d’Iddio
(Teodoro)
già si chiedeva se fosse possibile
l’arte dopo little boy, big in Japan

io oggi mi chiedo se sia possibile
innovazione sociale artistico-scientifica
politico-maieutica umanistico-tecnologica
con quest’asta a ribasso del sapere
sul limbo discendente di aspettative
ridotte a macerie dagli ioni potassio

E mentre le università cadono a pezzi
le scuole sono diplomifici
e gli ospedali chiudono reparti
e Gaza è distrutta e a Sarajevo
non rappresentano più Waiting 4 Godot
noi non stampiamo più il gattopardo
ed è finally la mezzanotte d’Europa
idillio ormai di incoscienza ed egoismo
sovranità, identità inventata e disoccupazione

noi flautisti di nerone
canteremo le footnote del pianeta
allo sguardo dell’incendio boschivo
del sistema-mondo intiero

ma ora orsù, dai, continuiamo a divertirci
passami quella terea ed andiamo a ballare
nella nostra bulimia consumistica
nella nostra bolla di radical chic
della dissociazione allienativa

e rollami oggi la canna cotidiana
e rimetti a noi l’edonè
per non indurci nella tentazione di capire
e liberaci dal male della cognizione
saecula saeculorum amen

Edoardo Bersano
altri post