SHREK, PETRARCA E IL VOLTO DI DIO

Avvertenza: l’articolo contiene riferimenti al film Shrek (2001), se non volete spoiler, beh, recuperatelo.

Conosciamo tutti il finale della versione cinematografica di Shrek: la principessa e il suo principe azzurro lasciano il loro matrimonio sopra un ortaggio che la magia ha trasformato in carrozza. La canzone che accompagna quella scena è memorabile: i Sette Nani e Ciuchino, conosciuti nel mondo non-fiabesco come gli Smash Mouth, suonano una reinterpretazione della canzone I’m a believer del 1966 dei The Monkees. Quando guardavo il film, col mio povero inglese da ragazzino delle medie, capivo solo il verso “I’m in love, (uh) I’m a believer” e, col mio povero intelletto da ragazzino delle medie, non capivo cosa c’entrasse con Shrek un verbo, “believe”, dalla principale connotazione religiosa. Il testo parla di una persona, presumibilmente un uomo, che non crede nell’amore, ma poi vede una donna e, come recita il ritornello:

Then I saw her face, now I’m a believer,
Not a trace of doubt in my mind.
I’m in love (mm, ah),
I’m a believer, I couldn’t leave her if I tried.

A causa delle strane associazioni che fa il mio cervello, collego sempre il primo verso del ritornello con il sonetto 16 del Canzoniere di Petrarca, Movesi il vecchierel canuto e bianco. Qualche sera fa, nella cucina di piano c’è stata una cena altamente musicale in cui I’m a believer ha fatto la sua comparsa e mi è venuto in mente di nuovo il sonetto 16 (per questo va uno speciale ringraziamento al quarto piano della sezione Mole, e anche al quinto, dai, che purtroppo dobbiamo accogliere nella nostra cucina). Il protagonista è un anziano pellegrino che lascia la famiglia e il collegamento con la canzone è nella prima terzina:

e viene a Roma, seguendo ’l desio,
per mirar la sembianza di Colui
ch’ancor lassú nel ciel vedere spera:

Parafrasando, il pellegrino arriva a Roma per vedere un volto, quello di Cristo, impresso nel velo della Veronica, donna che secondo la tradizione avrebbe asciugato il volto di Gesù durante la salita al Calvario. Di questa donna in realtà non parlano i vangeli canonici e probabilmente il nome “Veronica” deriva dai testi che parlano della vera immagine (“vera icon” in latino) del famoso volto. Vari luoghi pretendono di conservare la reliquia originale, ma in questo testo Petrarca si sta riferendo a quello conservato a Roma e trafugato durante il sacco di Roma del 1527. I primi undici versi della poesia sono una lunga metafora: Petrarca nell’ultima terzina dichiara di cercare il volto dell’amata Laura nelle fattezze delle altre donne con lo stesso desiderio del pellegrino che cerca il volto divino.

Questo sonetto crea una sovrapposizione tra la figura divina di Cristo e quella umana di Laura. Similmente, I’m a believer ha un ritornello che si richiama anche alla sfera religiosa: il protagonista non ha alcun dubbio ora che ha visto il volto che cercava e finalmente crede, ma ciò in cui ha fede è l’amore per una donna terrena. Tra l’altro, nella videoclip (o il videoclip? La Treccani dice che è maschile) degli Smash Mouth il cantante Steve Harwell segue una donna che assomiglia molto a Laura: è bionda, è difficile vedere il suo volto, lascia tracce di sé dove passa e lui si innamora al solo sguardo. Certo, quello che ho fatto è un esempio di cherrypicking, ma lo trovo un parallelismo interessante. Si potrebbero fare ancora lunghe disquisizioni sul volto di Laura nel Canzoniere, ma le lascio a chi scrive articoli migliori.

Cito anche il sonetto 191, un altro componimento in cui il poeta sovrappone Dio e Laura. Qui il paragone è tra la felicità provata durante l’“eterna vita” che l’anima passa a “veder Dio” e il breve istante in cui Petrarca riesce a vedere Laura. Il poeta poi afferma di non averla mai vista così bella, se l’occhio non mente al cuore, e afferma di poter vivere anche solo della vista di Laura, se non fuggisse in modo così veloce e improvviso. Non so se il sonetto 191 fosse recepito come blasfemo ai tempi di Petrarca, ma mi stupisce come un autore di quell’epoca rendesse evidente sin dai primi versi un paragone così azzardato che fa da palese contraltare alla Beatrice dantesca: la donna nella Commedia non era alternativa a Dio, ma mezzo attraverso il quale Dante viene redento; nel Canzoniere la donna è fonte di vita che, se volesse, potrebbe far morire crudelmente il poeta da un momento all’altro. Nella Commedia la fine e il fine è vedere Dio, come accade nell’ultimo canto; Petrarca nel Canzoniere riutilizza l’immagine dantesca per parlare della visione della donna, e non di quella del Creatore. Nel sonetto 191 Petrarca, proprio come in I’m a believer, mostra di essere un credente nell’amore e di non riuscire a togliere dalla sua mente il pensiero dell’amata.

Questo articolo non vuole trarre conclusioni, ma solo collegamenti: saranno dovuti alla fenomenologia d’amore che sarà uguale in ogni essere umano? Chissà.

BIBLIOGRAFIA E APPROFONDIMENTI:

Per saperne di più sul sonetto 16, consiglio: Giorgio Bertone. 2006. “Il Volto Di Dio, Il Volto Di Laura. Appunti Preliminari.” Quaderni d’Italià 11. https://doi.org/10.5565/rev/qdi.164

Tutte le citazioni di Petrarca sono prese da: Petrarca, Francesco, Paolo Cherchi, and Sabrina Stroppa. 2011. Canzoniere. Torino: Einaudi.

Sulla Veronica ho consultato al link https://www.newadvent.org/cathen/15362a.htm : The Catholic Encyclopedia. 13. 1913. The Catholic Encyclopedia : An International Work of Reference on the Constitution, Doctrine, Discipline, and History of the Catholic Church / Edited by Charles G. Herbermann … [Et Al.! New York: The encyclopedia press.

Simone Stroppiana
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