IL REALISMO POLITICO IN GOSSIP GIRL

Nel 2001 John Mearsheimer, professore di Chicago, scrisse un saggio divenuto poi celebre nelle Relazioni Internazionali, dal titolo The tragedy of Great Power politics. In esso il politologo americano organizzò e concettualizzò il filone di analisi delle Relazioni Internazionali noto come Realismo Offensivo. Si tratta di una corrente di pensiero che riprende la tradizione realista, machiavelliana ed hobbesiana di intendere il conflitto come un presupposto inevitabile dei rapporti tra nazioni, aggiungendo però una prospettiva particolarmente significativa: Mearsheimer infatti si oppose alla visione difensiva del Neorealismo strutturale di Kenneth Waltz (1979), secondo cui gli stati hanno un orientamento difensivo (ossia finalizzato alla propria difesa, non all’attacco) e la guerra è un meccanismo involontario ma strutturale del
contesto internazionale. Egli avanzò piuttosto l’idea che le nazioni abbiano un orientamento offensivo (da cui il nome Realismo offensivo), ossia volto all’egemonia: in quest’ottica la guerra sarebbe allora l’esito di questa precisa tensione al conflitto.
Sei anni dopo la pubblicazione del saggio di scienze politiche, nel 2007 venne trasmessa la prima stagione di una serie televisiva destinata ad un successo miracoloso, tanto da aver accompagnato spettatori di tutto il mondo per oltre cinque anni e con un totale di sei stagioni. Ancora ad oggi, Gossip Girl è infatti una delle serie televisive più famose di sempre, avendo affascinato intere generazioni di giovani e diventando un “classico” senza tempo per alcuni. Alla fine degli anni ‘2000, il New York Magazine l’aveva addirittura definita «la più grande serie dei nostri tempi». Per chi non la conoscesse, la storia ruota attorno a sei personaggi, diventati progressivamente iconici ed archetipici (Serena, Blair, Chuck, Nate, Dan e Jenny) ed a cui fa da cornice la presenza di una misteriosa figura online, di nome Gossip Girl, che rivela i segreti di chiunque senza alcuno scrupolo. I nodi centrali della serie sono fondamentalmente il fascino dell’élite e del potere e le storie d’amore con infinite complicazioni.
Un aspetto particolarmente distintivo è proprio il modo in cui sono infatti rappresentate e maturate le relazioni inter-individuali, sempre alla stregua dei gossip e degli eventi imprevisti. Le dinamiche dei rapporti tra personaggi sono probabilmente il motore del successo della serie, con i continui plot twist per il pubblico, la celerità e l’intensità che caratterizza certi avvenimenti e l’assurdità di alcuni comportamenti dei personaggi. Quest’ultimo aspetto è in particolare rilevante poiché probabilmente tutti gli spettatori di Gossip Girl potrebbero confermare che ogni relazione è intrisa di meccanismi per diversi tratti irrealistici, e sarebbe proprio questa la caratteristica fondamentale che rende così “teatrali” ed “incredibili” (dunque avvincenti) le scene.
Ecco, ma perché all’inizio dell’articolo ho voluto spiegare le teorie politiche di Mearsheimer? Il motivo è che, analizzando i meccanismi relazionali di Gossip Girl, si potrebbero individuare dei principi basilari, ovvero le “regole generali del comportamento sociale in Gossip Girl” e ciò che sorprende è proprio che tali dinamiche comuni siano comparabili alle teorie del Realismo Offensivo di Mearsheimer. Quest’ultimo, sempre in The tragedy of great power politics del 2001, formulò in particolare cinque Proposizioni (note come le Cinque proposizioni di Mearsheimer) che formalizzano il pensiero del politologo in uno schema rapido ed intuitivo.
Nonostante la distanza tra la sfera interindividuale di Gossip Girl (dove non si discute logicamente di scienza politica) e la sfera invece internazionale del politologo, le analogie tra i due sistemi, seppur con qualche lieve differenza, risultano evidenti. Applicando queste cinque proposizioni all’universo sociale di Gossip Girl, possiamo allora ricavarne altrettante regole fondamentali che ne governano i rapporti
interpersonali. Secondo questa comparazione, le Cinque regole generali del comportamento
sociale in Gossip Girl
sono, in breve:

  1. Il sistema delle relazioni interindividuali è anarchico.
  2. Ogni individuo ha un orientamento offensivo.
  3. Le intenzioni altrui non possono essere mai comprese davvero e completamente.
  4. La sopravvivenza è il fine primario di ogni individuo.
  5. Ogni individuo è razionale, consapevole dell’ambiente circostante e pensa strategicamente a come sopravvivervi.

Più nel dettaglio, queste proposizioni implicano:

  1. Il sistema delle relazioni interindividuali (per Mearsheimer quello internazionale) è anarchico: ciò significa che nessuna persona riconosce un’autorità sovraindividuale terza a cui dover rispondere delle proprie azioni, ossia non esiste un organismo di governo superiore a quello dell’interiorità.
    Logicamente, questa proposizione appare assurda per i nostri standard morali: vivendo in una società ci ritroviamo costretti a ridimensionare le nostre azioni sulla base di schemi culturali, ciò che è considerato lecito e ciò chè non è moralmente interdetto dalla società.
    In Gossip Girl, ovviamente, questa dinamica è presente (esiste una società e non c’è anarchia), ma ad uno sguardo più attento è chiaro come sia fortemente ridotta.
    Nella serie le persone non sembrano mai riflettere sulla legittimità morale delle proprie azioni (etica politica), ma solo nella prospettiva delle conseguenze su di sé, nei doveri morali rispetto ai propri sentimenti (etica privata).
    Un esempio di questo meccanismo sono i “dispetti” (anche se chiamarli così è un eufemismo) tra Blair e Jenny per lo status di potere nell’Upper East Side durante la seconda stagione. Più in generale, comunque, ciò risulta evidente nel fatto che non siano mai presenti conseguenze legali o morali per i protagonisti, se non in pochi casi (nella vita reale un tentato stupro di Chuck ai danni di Jenny come quello nell’episodio pilota passerebbe così inosservato? Nemmeno una nota di disgusto da parte dei suoi amici?).
    In questo contesto, la personificazione dell’anarchia è proprio Gossip Girl. Apparentemente essa è un “giustiziere mascherato” dei soprusi dell’Upper East Side, ma in realtà è un’autorità arbitraria che sfugge a logiche di giustizia, riflettendo più che altri in termini di “reputazione mediatica” e “impatto sociale” che “giustizia”.
  1. Ogni individuo (per Mearsheimer erano gli stati) ha un orientamento offensivo: da ciò deriva il fatto che essi non cerchino quasi mai dei compromessi, se non nel momento in cui ciò risulta effettivamente inevitabile, come quando si è a rischio di sopravvivenza (ad esempio, quando Jenny
    nella seconda stagione non riesce più a vivere per strada e decide di tornare a casa con Rufus e Dan).
    In linea generale, però, tutti pensano sempre a reclamare le proprie istanze al di sopra di quelle altrui ed è da questa meccanica così rigida che si generano continuamente tensioni e litigi. La stessa relazione d’amore tra Blair e Chuck è in realtà strutturata sulla base di questo approccio offensivo: non esiste una reale reciprocità tra i due (nessuno potrebbe mai pensare che il loro sia un amore profondo ed intimo come quelli di altre serie tv), piuttosto è sempre persistente un latente o tangibile desiderio a dominare l’altro nella coppia.
    D’altronde, il motivo dell’iniziale incapacità di Chuck di amare Blair è proprio dovuta a questa dinamica, al pensiero che l’affetto di Blair implichi una perdita di potere (ed è solo quando si ricrede che la coppia diventa ufficiale, con un compromesso che è carico di tensione e parziale: il meccanismo rimane tale).
  1. Le intenzioni altrui non possono essere mai comprese davvero e completamente: i vari personaggi sono sempre mossi dalla carenza di fiducia reciproca, da persistenti schemi di potere, assenza di compromesso e ciò è in generale parte di un circolo vizioso che è generato (e che poi a sua volta rigenera questo meccanismo) dalla semplice incapacità di comprendere i sentimenti e le condizioni altrui. In questo contesto, è allora naturale che i personaggi appaiano spesso totalmente immaturi, poiché incapaci di avere prospettive più ampie della propria individualità.
    L’esempio più eclatante è l’amicizia di Blair e Serena, continuamente in bilico tra profondità emotiva e guerra di potere: da una parte Blair interpreta ogni successo di Serena come un tentativo di oscurarla, dall’altra Serena si sente sempre condannata e trattenuta da Blair e questa dinamica persiste (magari con forme e logiche più miste) anche dopo tutti i gravi litigi tra le due protagoniste (come anche dopo la rivalità per l’Università di Yale).
    In generale, comunque, tutti i personaggi agiscono sempre in maniera piuttosto impulsiva, senza mai davvero approcciarsi all’intimità e sensibilità dell’altro o provando ad interrogarsi sulle intenzioni ed azioni altrui. La comunicazione tra i personaggi si dimostra assolutamente inefficace.
  1. La sopravvivenza è il fine primario di ogni individuo (per Mearsheimer delle grandi potenze): si tratta di un principio fortemente legato al secondo ed al terzo, poiché motivato da continui schemi di potere, denaro e sesso che creano gerarchie ben definite (non esistono compromessi infatti).
    Nell’Upper East Side, l’esempio più eclatante è sicuramente il “gruppo delle ragazze del gradino” di Blair che comanda la scuola (e a questo proposito ci ricordiamo tutti i conflitti tra Blair e Serena e tra Blair e Jenny per la guida di questo gruppo). La percezione generale (assolutamente machiavelliana) è che chi non domina è sicuramente un dominato.
  1. Ogni individuo (stato per Mearsheimer) è razionale (nel senso che persegue i propri scopi), consapevole dell’ambiente circostante e pensa strategicamente a come sopravvivervi. Questo è certamente il punto più complesso da traslare delle Cinque proposizioni di Mearsheimer, più che altro per il concetto di “strategicamente”: i personaggi di Gossip Girl, infatti, pensano piuttosto in termini molto impulsivi ed è quasi una fortuna figlia dell’abitudine se poi queste reazioni ed intenzioni molto impulsive risultano “strategiche” nel sistema.

Grazie a queste cinque regole generali del comportamento sociale in Gossip Girl, traslate appunto dal filone delle Relazioni Internazionali del Realismo offensivo, è possibile anche individuare e definire tre modelli comportamentali ricorrenti, anche in questo caso tratti dalle riflessioni di Mearsheimer: paura, self-help e massimizzazione della potenza. Più nel dettaglio, questi modelli comportamentali sono:

Alla base degli atteggiamenti degli individui (per Mearsheimer era degli stati) è sempre presente la paura, il timore, come primum movens della “politica quotidiano-relazionale”. Date infatti le cinque proposizioni, è chiaro come l’incapacità di comprendere le intenzioni altrui, l’orientamento offensivo
ed aprioristico dei personaggi e lo scopo della sopravvivenza non possano indurre se non un sentimento di paura alla base di ogni scelta razionale. Nel caso specifico di Gossip Girl, il timore sarebbe proprio quello di essere degli outsider, di rimanere fuori dalle gerarchie sociali: un esempio scontato è la
posizione sociale di Blair alla New York University, dove non riesce a “diventare qualcuno” e, anzi, non è considerata. In generale, i personaggi non sembrano mai in grado di fidarsi reciprocamente, avendo sempre il timore che ci sia qualcosa di nascosto che avvenga alle loro spalle (quante coppie hanno avuto crisi per presunti flirt con terzi?).
Chuck, ad esempio, è continuamente mosso dalla paura di perdere il controllo su ciò a cui sembra tenere: gli schemi manipolativi, sia per Blair, sia per Chuck, sono spesso un sintomo di un profondo timore di vulnerabilità, ossia del timore di perdere potere sull’altro.
Lo stesso Dan è perennemente guidato dal timore di rimanere escluso dalla high society e sia la sua primissima relazione con Serena, sia la sua ambizione di scrittore rispondono in fondo proprio a questa paura di rimanere una figura destinata ai margini di Brooklyn.

● Da ciò deriva un atteggiamento di self-help (nei termini di un’auto-difesa egoistica), ossia l’individuo è convinto sempre di doversi proteggere dagli altri, i quali, con le loro pretese, potrebbero compromettere le proprie intenzioni (mai con la possibilità di compromesso). Raramente si vedono delle
forme di amicizia o relazioni più profonde in cui un protagonista sembra subordinare la propria azione ad un interesse altrui e nemmeno in parte proprio. Tutti i personaggi sono connotati, in diversi gradi, da una cultura del self-help e sicuramente i più evidenti risultano Chuck e Jenny.

● Dato il sentimento di paura, gli individui cercano sempre di massimizzare il proprio potere (Mearsheimer nel sistema internazionale parlava di “raggiungere l’egemonia”), così da essere sicuri di non sottostare al potenziale caos del sistema interindividuale anarchico. Nuovamente, ciò risulta evidente negli schemi di potere delle “ragazze del gradino” (contese tra Jenny, Serena e Blair). E’ comunque vero che non tutti i personaggi volgono necessariamente alla massimizzazione del potere: per quanto ci siano sempre orientamenti offensivi, alcuni personaggi in determinati momenti hanno difatti esercitato forme di influenza più complesse. E’ il caso di Vanessa nelle prime stagioni o di Nate quando rigetta le proprie radici nobili ed entra in conflitto col nonno, i quali cercano piuttosto di emergere non tanto come “potenti rivali”, ma come veri e propri revisionisti di tale sistema di potere così hobbesiano. Nonostante ciò, nessun personaggio sembra mai davvero riuscire a sfuggire a queste dinamiche, rimanendo intrappolato nei continui meccanismi realisti (appunto) che caratterizzano le relazioni interindividuali.

A partire da queste leggi generali e dai modelli di comportamento individuati, risulta chiaro come Gossip Girl descriva le relazioni interindividuali attraverso dinamiche esasperate e poco realistiche, condizione che ha reso proprio celebre la serie. La lotta per il potere si configura come una perenne guerra di “tutti contro tutti”, in cui si costruiscono e dissolvono continuamente alleanze, anche tra personaggi in
precedenza molto distanti (caso emblematico è la relazione tra Dan e Blair). Il fondamento dell’agire individuale è proprio la paura e, anche se con logiche più complesse che arricchiscono la trama di peculiarità, persino i personaggi più “evasivi” come Nate o Vanessa non riescono mai davvero ad uscire dagli schemi di potere, ovvero non riescono mai a sfuggire alla logica hobbesiana.
In questo contesto, allora, il Realismo offensivo di Mearsheimer risulta perfetto, poichè le sue proposizioni, riadattate in una forma interindividuale e più personale, formalizzano e definiscono i principi generali della serie. I concetti di “orientamento offensivo” ed “egemonia” nelle gerarchie sociali sono difatti del tutto compatibili con una serie diventata celebre grazie proprio al potere del gossip, allo status di pionieristiche influencer di Blair e Serena ed alla sfida che il lusso dell’Upper East Side pone alle convenzioni.

Enrico Ferraris
altri post